Banche e Bitcoin: i reciproci ruoli – III e ultima parte

Banche e Bitcoin: i reciproci ruoli – III e ultima parte

Inserito da Andrea Puligheddu 12 gennaio 2016 in Diritto delle nuove tecnologie

Con la pubblicazione da parte della Banca Centrale Europea del documento di lavoro Virtual Currency Schemes, rilasciato nell’Ottobre 2012, si è inaugurato per la prima volta in assoluto un approccio innovativo e maggiormente metodico sugli aspetti più rilevanti del sistema Bitcoin, sia dal punto di vista economico che giuridico.

La posizione della BCE

La BCE ha premiato i fattori di novità insiti nel sistema di pagamento Bitcoin, svelandone i fondamenti storico-economici. A causa tuttavia dell’instabilità del valore di questi mezzi di pagamento, la mancanza di una regolamentazione adeguata ed il pericolo di un loro utilizzo illecito da parte di utenti sotto anonimato, la BCE ha predisposto una serie di analisi periodiche ritenute necessarie per contenere i rischi connessi a questo crescente utilizzo della moneta virtuale.

Nel caso in cui le banche procedessero a dotarsi di adeguate strutture IT, si potrebbe ipotizzare un loro posizionamento relativamente vantaggioso rispetto al meccanismo dei Bitcoin. Esse potrebbero, ad esempio, assurgere al ruolo di depositari delle chiavi private degli utenti, ed assumere una serie di attività correlate, accompagnando e cogliendo i vantaggi di strumenti finanziari innovativi.

A differenza delle entrate generate dall’attuale business model, in generale riduzione, servirsi di questo strumento garantirebbe una maggiore fidelizzazione tra banche e clienti, potendo questi ultimi servirsi anche di ulteriori opzioni di pagamento e ritiro di quanto in deposito. Naturalmente saranno le banche all’interno di questo teatro, gli agenti a cui spetterà generare fiducia in tali sistemi.

BitcoinUn esempio in merito è rinvenibile in Estonia. Proprio a Tallin infatti ha sede la LHV bank, la quale ha appena terminato il perfezionamento di un nuovo prodotto finanziario interamente basato su Blockchain e Bitcoin.

Il progetto Cuber di LHV bank

L’istituto finanziario ha scelto infatti di integrare in una percentuale sempre maggiore la propria attività di online banking , ampliando la sua presenza sul mercato di settore con prodotti innovativi e riducendo il novero di filiali territoriali. Recentemente, nel mese di settembre 2015, è stato avviato il progetto Cuber, sigla di Cryptographic Universal Blockchain Entered Receivables, basato su Colored Coins ovvero un protocollo per creare asset digitali modellati sui blockchains. Cuber agisce alla stregua di una nuova forma certificativa di deposito, ed un primo raggio di collaudo del prodotto sarà ridotto all’emissione di un numero predefinito di certificati complessivamente del valore di 100 mila euro.

Il progetto prevede un ulteriore sviluppo. Infatti, trattandosi di titoli che l’investitore potrà domandare alla banca unitamente agli interessi sull’investimento, sarà necessario sviluppare una “app mobile” al fine di utilizzare blockchain ed abilitare la libera circolazione del denaro attraverso la rete di scambio peer to peer. Questo sistema è attualmente allo studio di Fintech, la quale sta sviluppando ed attualmente testando una simile applicazione sotto il nome di Cuber Technology.

Non si tratta di un progetto totalmente nuovo. Alcune piattaforme bancarie avevano infatti provveduto a studiare il fenomeno, come per esempio la UBS bank che ha aperto, dietro il benestare del governo britannico ed un finanziamento di dieci milioni di euro, uno dei primi centri di ricerca sulla blockchain a Londra, al fine di sostenere e sviluppare la ricerca sul sistema Bitcoin.

La SEC ha detto sì a Overstock

E’ notizia dei primi giorni del 2016 l’approvazione, da parte della SEC (The Securities and Exchange Commission) americana, di un piano di Overstock.com per emettere azioni della società online utilizzando la tecnologia Blockchain. In realtà titoli privati erano già stati emessi in questa forma dal retailer online, la SEC ha ora autorizzato la quasi medesima modalità per i titoli pubblici.

Il modulo modificato da Overstock, e approvato dalla SEC, sfrutta una tecnologia che l’azienda ha sviluppato in una filiale denominata TØ.com; evoluzione naturale del progetto sarà offrire questa “cryptosecurity” come servizio ad altre imprese, in modo che esse possano emettere azioni tramite la blockchain. Ogni azienda dovrebbe ottenere un’approvazione separata da parte della SEC, ma Overstock potrebbe utilizzare il sistema per emettere azioni per un terzo, addirittura prima di emettere le proprie.

I big dell’ICT e della finanza non stanno a guardare, già a fine 2015 è stato annunciato un accordo fra i titani del mercato (tra cui IBM, Wells Fargo & Co., London Stock Exchange Group, Cisco Systems, Intel, Mitsubishi UFJ Financial Group, State Street Corp. e Accenture) e Linux Foundation per realizzare una rete open-source che consenta di sviluppare applicazioni blockchain che comunichino fra loro.

Verrebbe quindi già superato il binomio Bitcoin – Blockchain a favore di quest’ultima tecnologia che si prevede sarà il vero trend di questo business già nel 2016.