L’accesso alla rete per tutti i cittadini è condizione essenziale, nell’attuale contesto tecnologico, per una effettiva parità di condizioni e per un pieno esercizio dei diritti di cittadinanza”. Così il Professor Alberto Gambino, Direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma e Presidente dell’Accademia Italiana del Codice di Internet, in un’intervista rilasciata al magazine online Digitalic.
Dopo aver spiegato la mission e le attività che in questi mesi sono state portate avanti da Iaic, il Prof. Gambino ha delineato alcune delle più importanti tematiche che dovranno essere affrontate dal diritto e dagli stakeholders alla vigilia di una nuova esplosione di smart devices e oggetti connessi: “L’esplicito riconoscimento del diritto d’accesso a Internet nell’ambito della Costituzione darebbe una cornice giuridica alle molte – ma spesso poco sistematiche – iniziative per superare i gap infrastrutturali, tecnologici e culturali dei quali l’Italia soffre rispetto alla media dei Paesi europei; la costituzionalizzazione di questo diritto è propedeutica a far sì che le istituzioni non trascurino l’ambiente digitale come luogo di sviluppo della persona umana, così da evitare che si protraggano situazioni limite, come quella rappresentata da un terzo di cittadini italiani che non ha mai utilizzato la rete”, ha affermato citando la proposta di inserimento di un articolo 34-bis nella Carta e la Dichiarazione dei Diritti in Internet varata da una apposita Commissione a Montecitorio: “In Italia in ogni campo si registrano eccellenze ed esperienze di incredibile arretratezza. Questi divari devono essere vissuti come una possibilità di crescita sociale ed economica e la politica sembra aver letto questa possibilità”.
E sul rapporto tra l’evoluzione tecnologica che porta verso l’Internet of Things e la privacy: “Il principale rischio è l’inconsapevolezza da parte degli utenti della veicolazione dei propri dati. Diventa sempre più pressante l’esigenza che tecniche di criptazione dei dati e di sicurezza informatica vengano diffuse e impiegate da chiunque. L’insidia più grande, tuttavia, è disumanizzare le tecnologie, delegare cioè alle stesse non solo compiti che non vogliamo più svolgere fisicamente, ma anche sul piano etico e morale […] Non bisogna pensare all’oggetto connesso, ma ai dati che vengono captati e all’uso che ne verrà fatto, il che ci riporta al tema dell’alfabetizzazione informatica quale reale presupposto per l’informatizzazione della società […] L’Accademia vuole offrire il proprio contributo alla realizzazione di uno sviluppo socialmente sostenibile e rispettoso dei diritti fondamentali di tutti. La complessità delle questioni suggerisce di considerare anche strade alternative agli strumenti normativi, in particolare usando a favore della collettività accorgimenti tecnici e divulgativi: strumenti di carattere informativo che potrebbero essere in grado di finalizzare più concretamente le intenzioni del legislatore”.
L’intervista integrale è disponibile a questo link.