Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali
Oggi «le nostre democrazie appaiono più deboli», in un panorama nel quale «si rischia di consegnare a poche multinazionali digitali non soltanto la supremazia economica, ma il potere di conoscere i fenomeni che possono governare e influenzare il nostro sapere». È l’allarme lanciato da Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, in apertura del convegno Big Data e Privacy. La nuova geografia dei poteri, organizzato a Roma in occasione della Giornata europea della protezione dei dati.
Per Anna Finocchiaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, «l’esistenza e la rete delle autorità di garanzia della privacy sono certamente uno straordinario ammortizzatore di danno, ma non possiamo rinunciare a mettere ordine rispetto a un paesaggio che dà le vertigini – ha sottolineato -. Riflettere su regole comuni non riguarda solo ciò che possono fare il mercato e la legge, ma anche ciò che può fare un rinnovato sentire comune». D’accordo sui rischi che corriamo anche l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «La struttura liquida di queste piattaforme pone enormi problemi alla struttura stessa della democrazia – ha spiegato -. Se ne sta erodendo la base».
Franco Bernabè, ex ad e presidente esecutivo di Telecom Italia, ora presidente della Commissione Italiana Unesco, ha ricordato che i Big data vengono gestiti nel mondo dall’intelligence americana e «sei grandi soggetti con una capitalizzazione di mercato che equivale al Pil italiano». L’Europa «è assente e non ha nessuna possibilità di recuperare». E questo pone «problemi non banali in questo nuovo contesto geopolitico». Venendo all’Italia, secondo l’ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini, è necessario puntare sull’educazione in un Paese in cui «il 30% della popolazione non solo ignora l’importanza dei dati, ma ha anche una scarsa capacità nella comprensione di un testo». Infine, per Diego Piacentini, commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, è fondamentale creare nella Pubblica Amministrazione «la cultura e il lavoro tecnologico sui Big data – spiega -. C’è tanta gente esperta che porta avanti progetti ma non c’è coordinamento».
Fonte: www.lastampa.it